18 ottobre 2008

I Fuochi

"Oggi lo spettacolo pirotecnico, pur con un ruolo non più carico dei significati allegorici di un tempo che lo portavano ad essere momento principale delle manifestazioni popolari, rappresenta un festoso avvenimento ancora capace di attirare migliaia di appassionati per la bellezza scenografica e la carica di magia che conserva".
Nel corso dei secoli Ravello ha sempre onorato i momenti più solenni della vita cittadina con l’accensione di congegni pirotecnici dagli effetti perlopiù acustici: si trattava dei cosiddetti “mortaretti”, cilindri di metallo dalla base svasata, all’interno dei quali la polvere nera, pressata con terra e pietrame, veniva fatta esplodere. Non si può escludere, però, l’allestimento di piccole macchine da festa, guarnite da botti, bengala e girandole con effetti scenografici a luce bianca.
A partire dai primi decenni del Novecento anche il cielo della città si veste a festa in onore del santo con i caroselli colorati preparati dagli antichi maestri del fuoco, che iniziavano ad avvalersi a livello artigianale di nuove tecniche di preparazione, creando scenografie fortemente suggestive.
La tradizione dei fuochi a terra continuava, però, con la tradizionale "batteria spagnola", accesa durante il passaggio del corteo processionale in San Giovanni del Toro ed in Via Boccaccio, il "tracco luminoso" e la "stella di fuoco", allestiti in Piazza Vescovado fino agli anni Sessanta, oppure con le cosiddette "bacchette" che si basavano sullo stesso principio del mortaretto.
Il tonfo delle cariche di lancio, il bagliore delle “spolette di tiro e di ripasso”, le flagrazioni di “spacchi”, “farfalle” e “salici piangenti” continuano a costituire uno spettacolo, per certi versi, unico nel suo genere, fatto di abbaglianti geometrie tanto belle quanto fugaci. Bianche scie sibilanti si aprono in una cascata di stelle multicolori, piogge di alluminio e di magnesio ricamano la volta stellata mentre l’odore acre della polvere avvolge le vie della città. Un incantesimo effimero che si accende e si spegne in un tripudio di colori, un’architettura istantanea, con cui la tradizione suole onorare il santo patrono, che parte dalla terra per sfrecciare velocissima verso il cielo, l’alto per eccellenza.
Ancora oggi restano impresse nella memoria le "sparate" dei fratelli Sileo da Avigliano (PZ), antica ditta fondata nel 1895 dal bisnonno Nicola Maria, e di "Giarrone" da Castellammare di Stabia, che consentì di ammirare per la prima volta una "giapponese originale", importata per l'occasione dall' Industria Pirotecnica Panzera di Torino. Memorabile anche la "bomba piena a stelle e cannoli color oro elettrico", preparata dal cav. Raffaele Liccardo di Mugnano (anni '60) e lanciata dalla vicina Scala, capace di illuminare a giorno l'intero paese, così come le celebri "stutate" e "croci di malta" dei fratelli Bruscella da Modugno(BA) negli anni '80. Per non parlare delle fantasmagoriche esecuzioni della scuola vesuviana rappresentata dalle famiglie Pagano e Boccia, ma questa è storia recente.
I "colpi in scala" salutano dal Monte Brusara
il passaggio della processione
lungo la via che dal rione Toro
conduce a Piazza Fontana Moresca

Nessun commento: