20 ottobre 2008

L’eredità di Pantaleone nel terzo millennio

Agli albori del Cristianesimo, nel fervore degli inizi, il primo testo catechesi dei discepoli di Cristo, la “Didachè”, raccomandava: “Cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”. Giunti, ormai, nel terzo millennio, in un’ epoca di crisi della fede, caratterizzata da una diffusa indifferenza religiosa, che ha contagiato anche tanti che si professano cristiani, sembra ancor più valida questa esortazione. San Pantaleone, coraggioso testimone di vita evangelica, parla eloquentemente soprattutto a noi che ci vantiamo di averlo come celeste patrono ed invita tutti a riscoprire la fede limpida e radicale in Gesù Cristo, per poter operare, a livello individuale e comunitario, un rinnovamento spirituale. Un’esortazione ad attingere più abbondantemente ai tesori della misericordia donati dal Signore alla sua mistica sposa, la Chiesa, e a rispondere alla voce di Dio che chiede un profondo cambiamento nella nostra vita. A questo invito Pantaleone ha saputo rispondere pienamente e, scoperte le ineffabili bellezze della religione cristiana, è diventato un uomo nuovo testimoniando con generosità il Verbo Divino fino alla somma prova del martirio. Da qui possiamo e dobbiamo ripartire per raccogliere l’eredità della croce alla luce della Pasqua, di chi sacrificato più non muore, tesoro eccelso per noi stessi, per la nostra comunità, per il mondo.
Per l’intercessione del Santo, Dio versi sulle nostre ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza, perché possiamo guardare con fiducia al futuro, certi nel cuore di essere figli di un Padre che teneramente ci ama.

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